di Federica Righini e Riccardo Zadra
Articolo pubblicato su “Musica Domani” Trimestrale di cultura e pedagogia musicale – Anno XLIII – N. 167 – Giugno 2013
Da oltre venticinque anni esploriamo le più svariate discipline che si occupano di crescita personale, consapevolezza corporea, espansione del potenziale creativo, allo scopo di studiarne l’applicazione all’esecuzione musicale e all’insegnamento della musica. In questa ricerca, la nostra formazione in Programmazione Neuro Linguistica (PNL) ha un ruolo particolarmente rilevante.
La PNL è una disciplina creata negli anni ‘70 da Richard Bandler e John Grinder negli Stati Uniti, che ha come presupposto gli studi antropologici di Gregory Bateson, gli studi linguistici di Chomsky e Watzlawick, e un intenso contatto con la ricerca di terapeuti quali Fritz Perls e Milton Erickson. Obiettivo primario della PNL è lo studio e la decodificazione dei processi interiori, delle strategie e dell’uso del linguaggio utilizzati, perlopiù inconsciamente, dalle persone che ottengono risultati di successo in ogni ambito, per ricreare modelli replicabili e utilizzabili da altri. Con Programmazione neuro linguistica si intende lo studio dell’esperienza soggettiva, del modo in cui ognuno di noi struttura il suo vissuto e i suoi comportamenti attraverso la neurofisiologia, ossia le rappresentazioni interne create con i sensi, e attraverso il linguaggio con cui descrive le sue esperienze.
Postulato principale della PNL è il principio di Korzybsky secondo il quale ogni persona, filtrando e selezionando le sue percezioni, codifica la sua esperienza della realtà in una mappa personale unica e irripetibile. Le mappe sono imprescindibili per orientarsi nella vita e prendere decisioni; tuttavia nessuna mappa può essere così completa da rappresentare interamente la realtà. Conoscere la propria mappa e quella degli altri aiuta a rendere più efficace la comunicazione e, di conseguenza, anche l’insegnamento. Ogni processo di cambiamento, miglioramento, apprendimento implica di conseguenza una disponibilità ad ampliare la propria mappa di riferimento. Dato che nessuna mappa (come ogni teoria, disciplina, sistema di pensiero) è vera o giusta in assoluto, l’orientamento della PNL è indirizzato piuttosto al come ottenere i risultati desiderati piuttosto che allo spiegare il perché delle cose, a giustificarne la verità o asserirne la giustezza.
La PNL dunque ha un orientamento pratico, finalizzato a migliorare la comunicazione, a incrementare la capacità di perseguire e raggiungere obiettivi, a sviluppare l’abilità di ricreare consapevolmente stati emotivi desiderati. La missione della PNL è contribuire ad ampliare la mappa delle persone, per consentire loro di diventare più flessibili e creative, avere maggiori capacità di scelta e una più ampia disponibilità ad apprendere e a cambiare. Qualità che la rendono quindi particolarmente preziosa anche nell’ambito dell’insegnamento musicale.
Un insegnante amplia la propria mappa ogni volta che sposta la sua attenzione da quello che sta trasmettendo, al come lo sta trasmettendo; ad esempio, esplorando strategie comunicative più efficaci, più adatte allo studente a cui si rivolge. Ogni volta che lo fa, aumentano le probabilità che lo studente diventi più aperto e disponibile. L’efficacia dell’insegnamento, da questo punto di vista, è quindi direttamente proporzionale al lavoro che un insegnante fa su se stesso.
Sintetizziamo qui di seguito alcuni atteggiamenti e principi della PNL che abbiamo trovato particolarmente utili nella nostra attività di insegnanti.
Creare rapport
“Prima che gli studenti si interessino a ciò che sapete, hanno bisogno di sapere che vi interessa di loro” (Michael Grinder)
Dal punto di vista della PNL l’insegnante capace di stabilire relazioni positive e autentiche con gli studenti ha più probabilità di ottenere risultati di successo. Con creare rapport, la PNL intende la capacità di sintonizzarsi con il singolo individuo, comprenderne le motivazioni, i valori, imparare a rispecchiarne il linguaggio e le modalità sensoriali preferite. Questo, nell’insegnamento, implica mettersi nei panni dello studente, farlo sentire a suo agio conquistandone la fiducia, avere un sincero desiderio di contribuire al suo apprendimento, riconoscerlo prima di tutto in quanto persona e non soltanto come studente.
Sono molte le strategie che possono aiutare ad entrare in sintonia: parlare con tono di voce simile, con lo stesso ritmo, intensità; rispecchiare la gestualità, la mimica, la postura, il modo di respirare; usare un linguaggio o espressioni simili. La consapevolezza della mappa di uno studente, nell’insegnamento, possono, tra l’altro, aiutarci a scoprire le sue modalità di apprendimento più spontanee; ad esempio, se la sua attenzione è più sui dettagli o sull’insieme; quale aspetto – uditivo, visivo o cinestesico – è preponderante nel suo modo di suonare e di vivere la musica.
Non esistono errori, solo feedback
Un importante presupposto della PNL è che il linguaggio che usiamo per descrivere le nostre esperienze determina il modo in cui le elaboriamo e le viviamo. Il modo più efficace per ristrutturare un’esperienza apparentemente ‘negativa’ (un insuccesso, un errore, un conflitto) è quello di considerarla semplicemente un feedback che riceviamo, il risultato delle nostre scelte e delle nostre azioni. Da questo punto di vista non esistono errori, ma solo occasioni di apprendimento: ogni errore ci sta insegnando qualcosa. Questo torna particolarmente utile rispetto alla paura del giudizio, così diffusa nella nostra società e nella educazione scolastica. Sappiamo bene quanto la paura di essere giudicati possa compromettere la capacità di esprimersi e l’efficacia di un musicista. Un insegnante può aiutare a superare queste difficoltà modificando un giudizio vago e generalizzato, basato perlopiù su reazioni emotive (hai suonato bene/male, sei/non sei stato bravo ecc) a quello della osservazione e della analisi obiettiva e specifica di cosa ha funzionato e di cosa no, offrendo strategie concrete per migliorare.
Una diffusa abitudine, nell’insegnamento musicale, è quella di mettere in primo piano le mancanze, i difetti, le carenze di un’esecuzione, per soffermarsi se mai solo in un secondo momento sugli aspetti positivi. Secondo la PNL, invece, è importante iniziare una comunicazione esprimendo prima un aspetto positivo, perché le persone diventano poi maggiormente disponibili ad accettare con serenità una critica costruttiva. In questo modo, inoltre, si rinforzano le risorse dello studente, perché tutti noi abbiamo una tendenza inconscia a ripetere spontaneamente un comportamento per cui siamo stati apprezzati.
Anche lo studio meccanico e ripetitivo in cui, a volte, cadono i giovani musicisti, è il risultato di un’ansia legata alla paura del giudizio: essi non tollerano di sbagliar e adottano questa pratica come un tentativo di rassicurazione che, essendo basato sulla paura di non farcela, dà scarsi risultati. La paura di sbagliare spesso si risolve con un allenamento a riportare più volte il focus dall’errore alla rappresentazione interiore del risultato che s’intende raggiungere, spostando l’attenzione su obiettivi più interessanti, creativi e stimolanti del semplice ‘non sbagliare’.
Il significato della comunicazione è il feedback che si ottiene
Durante la lezione, una frase del maestro o un suo esempio allo strumento possono essere vissuti dall’allievo in modi completamente opposti: un modo per ispirarlo o semplicemente per aiutarlo a capire come correggere un errore; talvolta, persino una scusa per umiliarlo. Allo stesso modo, dire a uno studente che un certo brano “è difficile” può ottenere effetti completamente diversi: per qualcuno la parola ’difficile’ è associata a sensazioni sgradevoli di paura o fatica, per altri ad un senso di sfida e superamento dei propri limiti.
Spesso attribuiamo all’altro la responsabilità di non aver capito una nostra comunicazione, tuttavia, dal punto di vista della PNL, se un nostro messaggio non è stato adeguatamente compreso, è nostro compito cercare un altro modo di comunicare, più adatto alla mappa del nostro interlocutore. Come insegnanti abbiamo a volte l’impressione che i nostri suggerimenti non vengano ascoltati; questo può causarci un senso di frustrazione, scoraggiamento e indurci a colpevolizzare lo studente. Grazie alla PNL abbiamo imparato che è più stimolante e divertente cercare nuovi modi per comunicare le stesse cose anziché continuare a ripeterci allo stesso modo. A volte noi insegnanti siamo più ripetitivi e meccanici nel modo di comunicare di quanto lo siano gli studenti nello studiare.
E’ più facile estrapolare la mappa di un individuo dai suoi segnali non verbali piuttosto che da quello che dice. I segnali paraverbali e non verbali, (il tono di voce, gli atteggiamenti, lo sguardo, la postura) sono di gran lunga più importanti delle parole, perché provengono da un livello inconscio. La PNL offre strumenti molto sottili per imparare a decodificare i segnali, verbali e non verbali, che gli studenti ci rimandano e, al tempo stesso, per imparare ad osservare i nostri mentre comunichiamo. Essi ci aiutano a evitare le difficoltà che sorgono da comunicazioni disallineate o contraddittorie. Un insegnante preoccupato per l’esito di un esame, anche se cerca di nasconderlo, comunica inevitabilmente questo stato al suo studente, il quale può ricevere il messaggio come un segno di scarsa fiducia nella sua preparazione o nelle sue capacità.
Ristrutturare il linguaggio
Non sbagliare! Non irrigidirti! Non avere paura! sono espressioni comuni, che tendono a sortire un effetto opposto a quello che vorrebbero ottenere. Le negazioni, infatti, attraggono fatalmente l’inconscio proprio verso quello che si vorrebbe evitare. E’ più efficace indirizzare l’attenzione verso obiettivi chiari e attraenti, ad esempio, aiutando lo studente a focalizzarsi sulle intenzioni musicali, a realizzare movimenti più fluidi e coordinati, a riconoscere le proprie risorse in modo da risvegliare una maggiore fiducia in se stesso.
Allo stesso modo funzionano il sempre e il mai: Mi capita sempre così, Non stai mai attento! Sei sempre il solito! Modi di dire che trasformano le esperienze in qualcosa di assoluto e pervasivo, cancellando dalla percezione e dal ricordo le esperienze o gli aspetti positivi che invece vanno recuperati e valorizzati come presupposto per migliorare.
Utilizzare le rappresentazioni interne
L’esecuzione mentale, ossia l’abilità di eseguire interiormente un brano, è un training potentissimo se svolto correttamente. Usato ormai comunemente nello sport, è ancora poco diffuso nella formazione musicale, sebbene sia stato utilizzato da grandi musicisti del passato come Paganini. La PNL aiuta a sviluppare una raffinata consapevolezza delle modalità uditiva, visiva e cinestesica nelle nostre rappresentazioni interne. Inoltre, attraverso lo studio delle submodalità sensoriali possiamo riconoscere e utilizzare l’effetto che piccoli dettagli delle nostre immagini interne (come ad esempio la loro grandezza o la loro luminosità) hanno nell’incrementare o inibire le nostre risorse.
Una funzione molto importante da riconoscere è il dialogo interno, che ci permette di parlare con noi stessi per ragionare e codificare le nostre esperienze, ma può invadere il campo della nostra attenzione, interferendo con giudizi e commenti per lo più negativi (Anche stavolta ho sbagliato, Non ce la farò mai…) e diventare così estremamente sabotante. Il dialogo interno è all’origine di molti problemi nell’esecuzione musicale, poiché esclude la maggior parte delle percezioni uditive esterne. Immerso in un cicaleccio interiore, il musicista non si ascolta più ed esce dal flusso della musica. Gli studenti che non si ascoltano mentre suonano stanno probabilmente ascoltando il loro dialogo interno.
Il dialogo interno scatta in automatico e richiede adeguate strategie per essere gestito: ad esempio alzando lo sguardo verso l’alto, cantando interiormente, focalizzandosi sulle sensazioni fisiche, muovendo qualche parte del corpo in modo da allinearla al ritmo del brano e via dicendo.
Il potere delle convinzioni
Ciò che crediamo della vita e di noi stessi, le nostre convinzioni, influenzano potentemente i nostri risultati e le nostre esperienze. Le convinzioni di un musicista (ho le capacità per farlo, non ho abbastanza talento) possono condurlo al successo o, al contrario, a una vita di frustrazione e insoddisfazione. Possono riguardare ciò che ritiene di sapere o non saper fare (non so suonare Beethoven), le sue abilità (non riuscirò mai), la sua stessa identità (sono un musicista realizzato) e agiscono come un programma interno che influenza lo sviluppo delle sue risorse e delle sue potenzialità. Qualcuno ha definito le convinzioni profezie auto-avverantesi. In effetti, chi crede di non essere capace di fare qualcosa, tenderà a impegnarsi poco, senza entusiasmo; alla prima difficoltà, si dirà: vedi? non ne valeva la pena, in una spirale che lo indurrà, prima o poi, a desistere. Le convinzioni hanno un effetto ipnotico sulla coscienza, perché ci fanno vedere quello che ci aspettiamo di vedere e comportarci come ci aspettiamo di agire. Esse influenzano tutto il sistema psico-fisico e neurologico: possono scatenare una scarica di adrenalina, bloccare la respirazione e rallentare la circolazione sanguigna. Per un musicista, il solo pensiero: adesso sbaglio, può fargli tremare le mani, irrigidire le spalle, paralizzare i suoi muscoli.
Le convinzioni vengono assorbite, spesso inconsciamente, dall’ambiente, dai genitori, dalle persone che hanno un’influenza su di noi; per questo, nell’insegnamento, il tema delle convinzioni è particolarmente delicato. Le convinzioni personali di un maestro riguardo alla musica e le aspettative verso i suoi allievi hanno un’enorme influenza nella formazione. In una ricerca riportata da Robert Dilts, un gruppo di bambini dichiarati di media intelligenza in base ad un test, sono stati divisi in modo casuale in due gruppi di eguale numero. Agli insegnanti del primo gruppo è stato detto che i bambini erano dotati, a quelli dell’altro che i bambini erano lenti nell’apprendimento. Sottoposti dopo un anno al medesimo test di intelligenza, il gruppo dei cosiddetti dotati risultava aver conseguito risultati di gran lunga migliori che in passato, mentre il gruppo dei lenti aveva prodotto risultati decisamente inferiori.
Imparare a riconoscere e a ristrutturare le proprie convinzioni sabotanti e quelle dei propri studenti, attraverso il linguaggio e la neurofisiologia, può diventare una delle abilità più potenti di un insegnante.
La leva della motivazione
Le persone che riescono veramente bene in qualcosa hanno una forte motivazione interiore, che si manifesta attraverso una gestione disciplinata della propria attenzione: decidono momento per momento su cosa vogliono concentrarsi e non sono facilmente preda di spinte e distrazioni esterne. Esse vivono la disciplina come il risultato di una spinta interiore della loro volontà, mentre coloro che la percepiscono come un dovere soffrono più facilmente di cali di concentrazione, di dispersioni di tempo e di energia. Un impegno vero nella musica, come studente e come insegnante, è svolto in armonia e integrità con le proprie motivazioni profonde. Un’attività condotta senza entusiasmo, senza una qualche forma personale di ambizione, un’aspirazione al miglioramento, alla crescita o al successo, difficilmente conduce a risultati eccellenti. Conoscersi e sapere cosa accende il nostro entusiasmo, cosa potenzia al massimo le nostre risorse e sapere utilizzare queste conoscenze attivamente risveglia l’energia per affrontare le difficoltà, gli impedimenti che inevitabilmente si trovano sul cammino. E’ naturale che un maestro si entusiasmi a far lezione a un allievo motivato, ma è importante che sappia superare lo scoraggiamento che può derivare lavorando con studenti poco motivati. Saper motivare se stessi e gli altri è un’arte che si può sviluppare: per motivare qualcuno dobbiamo scoprire quello che lo spinge ad agire, evitando di dare per scontato che debba entusiasmarsi per le stesse cose che entusiasmano noi.
Una motivazione vincente è connessa alla capacità di stabilire obiettivi appropriati. Secondo la PNL gli obiettivi con maggiore probabilità di successo hanno caratteristiche ben precise:
1. sono espressi in positivo;
2. sono piacevoli e stimolanti anche mentre li si persegue;
3. sono ben specificati e concretamente realizzabili;
4. sono sotto la responsabilità di chi li formula;
5. sono verificabili con i sensi;
6. rispettano l’equilibrio del contesto in cui vengono realizzati.
Spesso gli studenti hanno obiettivi mal formulati: non vogliono sbagliare (espresso in negativo) non vogliono prendere un voto basso all’esame (il voto non dipende da loro) vogliono suonare ‘bene’ (troppo vago e non verificabile) vogliono portare all’esame un pezzo che non è pronto (non è realizzabile e squilibrerebbe lo studio e il risultato dell’esame).
In questi casi una ristrutturazione degli obiettivi diventa un ottimo strumento per indirizzare al meglio il lavoro, ancor più se l’obiettivo è allineato alle motivazioni profonde dello studente.
Talvolta è necessario riconoscere che insegnante e allievo hanno obiettivi diversi o disallineati tra loro, che possono creare problemi d’incomprensione o di cattiva comunicazione. Queste situazioni, in realtà, rappresentano occasioni preziose per confrontarci con i nostri valori e le nostre intenzioni più profonde. Se un insegnante interpreta come un’offesa personale la carenza di studio di un suo allievo, può chiedersi se la sua motivazione, nell’insegnare, è fondata più su un suo bisogno di riconoscimento che sul sincero desiderio di aiutare l’allievo a crescere e a migliorare.
Non è sempre facile, per un insegnante, distinguere tra la motivazione ad agire per il bene dello studente e l’impulso a rinforzare l’importanza del proprio ruolo, del proprio sistema di convinzioni e di valori. Nei casi in cui avvengono conflitti o discussioni rispetto a decisioni importanti come il sostenere o meno un esame nella data stabilita, studiare o meno un certo repertorio, può essere necessaria un’onesta autovalutazione da parte di entrambi sulle proprie reali motivazioni.
Il Modeling
La PNL si è sviluppata sul principio del modellamento consapevole delle persone di successo, una versione elaborata e raffinata del modo di apprendere più antico e istintivo dell’essere umano: l’imitazione. Non solo i bambini, ma anche gli adulti, ad un livello inconscio, tendono ad imitare e copiare i loro modelli. Da questo punto di vista lo strumento più potente con cui insegniamo è l’esempio che offriamo. Una delle sfide più appassionanti per un insegnante è, senza dubbio, quella di impegnarsi per essere un modello di ciò che insegna, consapevole che, al di là di quello che dice e fa, trasmetterà ai suoi studenti, in primo luogo, le qualità della sua personale relazione con la musica.
Federica Righini, Riccardo Zadra, Maestro di te stesso. Pnl per musicisti. Guida alla realizzazione artistica e personale del musicista, Curci, 2010